Mi è stato segnalato una specie di bando con cui la PA cerca professionisti ed esperti per assistere i suoi funzionari nell’esecuzione del PNRR. Auto lunsingandomi nel considerarmi un “esperto digitale” come dice il bando, ho voluto cimentarmi nel formulario della domanda nella piattaforma inPA. Presto l’amarezza ha soppiantato ogni entusiasmo. Il mio titolo di PhD all’estero non vale nulla a meno di esibire provvedimento di equipollenza che il sottoscritto non ha mai voluto chiedere perché trattasi di altra procedura kafkiana che meriterebbe un girone infernale a parte per chi se l’è pensata. Ma pazienza, ho pur sempre una laurea e passo oltre. Passo oltre anche le decine di improvvise disconnessioni con tanto di nuova login con SPID e arrivo alla sezione pubblicazioni.
Visto il mio passato ho circa 40 pubblicazioni da inserire, ma qui viene il bello: non è possibile inserirle facendo l’upload di un singolo file con tutta la lista ma per ognuna va fatto un apposito data entry in un form. Questo vale anche per corsi, congressi e ogni altro evento della vita del professionista candidato. Un lavoro che potrebbe prendere varie giornate.
Ora mi chiedo: ma la PA vuole veramente degli esperti per rilanciare il paese o preferisce trovare degli automi mansueti che non hanno di meglio da fare che inserire 30 o 40 pagine di formulari? In considerazione del fatto che il bando è stato pubblicato il 30/11 con scadenza 06/12 a chi è veramente rivolto? Ma non era stato definito un formato europeo standard per i CV che i burocrati di turno avevano già fatto passare come grande innovazione?
Mia moglie dice che con questo gesto mi sono auto escluso ma alla fine ho compilato una sola referenza bibliografica

Rispondi