Ieri ho avuto la possibilità di sentire dal vivo il mitico Andreas Antonopoulos durante una sua breve ma ispirata relazione presso l’Imperial College di Londra. La venue potrebbe suggerire un incontro formale, con scienziati in toga e tocco che si misurano sui massimi sistemi. Beh, in realtà si trattava di un meetup abbastanza informale, ospitato dal Cryptocurrencies Institute dell’università.
Dei massimi sistemi però un po’ si è parlato. Forse qualcuno si aspettava un qualche approfondimento tecnico sul funzionamento di Bitcoin e su tutte le più recenti discussioni, da SegWit, al Lighting network sullo sfondo dell’annosa questione della scalabilità, della misura dei blocchi etc.
Invece pare che Andreas sia molto più interessato a parlare di politica monetaria internazionale. Forse (cit.)Bitcoin è nato con uno scopo diverso, ma quello che succede nei paesi come Grecia, Venezuela, India, Pakistan, Argentina, Ucraina e domani forse Cina sta influenzando il ruolo di Bitcoin che diventa sempre di più la unica exit strategy per le persone comuni che vogliono fuggire dalla “guerra” monetaria in corso nel mondo – fra monete diverse ma anche interna, dove grazie alla cattiva moneta (FIAT) si prosciuga la classe media. Insomma un discorso ispirato e ispiratore. Secondo Andreas la guerra monetaria in corso tiene in ostaggio miliardi di abitanti, i più deboli ovviamente. A proposito di India, il prezzo del Bitcoin lì tocca i 1000$ mentre qui è a 750$, segno che la politica monetaria che ha messo fuori corso le banconote più diffuse dalla sera alla mattina sta creando una forte pressione per acquisire una nuova riserva di valore. Improvvisamente milioni di persone si sono dovute mettere in fila per cambiare i loro soldi ormai carta straccia, persone sono morte in questa situazione da inferno dantesco. In Venezuela le banconote ormai si pesano, nessuno le conta più. Uscire dalla moneta ufficiale, usare Bitcoin o scambiare dollari al mercato nero significa prigione a vita. Insomma, nel comfort delle nostre economie ancora relativamente sicure non percepiamo forse quello che sta succedendo nel mondo, ma per miliardi di persone l’economia è in fiamme e la cattiva moneta è uno strumento nelle mani di chi vuole drenare la ricchezza.
Andreas avverte, chi suggerisce una exit ai disperati ostaggi delle politiche monetarie scellerate sarà considerato un terrorista. Chi fornisce uno strumento per arrivare ad una exit sarà considerato un terrorista. Insomma una guerra.
Un discorso ispirato, una chiamata alle armi, un seme rivoluzionario che prende corpo. Insomma ognuno fa le proprie considerazioni. C’è chi non ci crede, c’è chi ci crede ciecamente, c’è chi “manca l’analisi e poi non c’ho l’elmetto”. La sessione Q&A è stata breve e le domande tante. Non sono riuscito a prendere il microfono, ma avrei voluto chiedere:
- Non è il Bitcoin progettato in un modo che finirà per favorire gli early adopter a scapito di chi arriva dopo creando una
fortenuova diseguaglianza sociale? - Solo il Bitcoin ci salverà? o anche le altre cripto giocheranno un ruolo essenziale?
- Visto che il suo “prezzo” è destinato a salire sempre, potrà mai essere una moneta o sarà sempre una riserva di valore? Un “oro digitale”?
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