Hawking

Black hole sun
Won’t you come
And wash away the rain
Black hole sun
Won’t you come
Won’t you come – won’t you come

(Soundgarden)

E così eccomi che mentre scivolo giù dalla condotta di aerazione perdo l’equilibrio e cado con un bel tonfo vicino all’ultima fila. In molti si girano verso di me, ma io impavido strappo un microfono dalle mani di una hostess e chiedo – Prof. Hawking, perché non sono riuscito ad arrivare in orario al suo talk? Il tempo, il tempo, il tempo è finito, anche questa volta. La stella a neutroni, la relatività, la massa, non mi hanno aiutato a rallentare il tempo.

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Ma io posso ancora arrivare in orario e caccio via il delirio. Migro da una parte all’altra della città per prendere la bambina all’uscita di scuola, rimbalzo da qualche altra parte per affidarla agli amici (grazie Simone) – diciamo che a lei la fisica dei buchi neri ancora non interessa – e poi ancora due treni per arrivare alla conferenza.

E’ notte, piove. Strano non pioveva più in questa città in cui,  dovete sapere, piove meno che a Istanbul.  L’Imperial College non è poi così vicino alla stazione. Lo so, ogni giorno una bella passeggiata, ma questa volta mi metto a correre nel buio. E’ un’ora strana per correre, la gente è rilassata e va verso i pub o torna a casa. Che ci fa uno controcorrente che corre come un podista. Leggo la domanda negli occhi di un passante mentre metto un piede in una pozzanghera e gli vorrei spiegare con che corro perché sto per perdere il seminario di Hawking sul cosmo la vita e tutto quanto il resto. Non sembra capire, magari per lui è normale. Come se in Italia si corresse per vedere Zichichi. Dài, non può essere così. Lascio sfilare il pensiero mentre salto da un marciapiede all’altro di Cromwell Rd verso Queens Gate. Non ce la faccio, mi manca il fiato. Ma invece al telefono mi dicono che ce la posso fare. Angela è già lì, mi aspetta, entriamo, ce l’ho fatta.

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L’atmosfera è carica, si dice così. Sì, c’è molta emozione. E’ bello esserci. Si sente un po’ il privilegio di aver ottenuto un posto. Il seminario poi è un seminario sulla cosmologia ma con un linguaggio abbastanza facile e una sola slide di formule, di cui nessuna è un’equazione differenziale.

Mi chiedo se non ci sia qualcosa di morboso in questa scena. Lui è immobile come d’altronde non può evitare di essere e muove solo una guancia per operare le slide e azionare il vocalizzatore. Noi potremmo essere altrove e vedere un video. Sarebbe lo stesso, non possiamo stimolare in lui nessuna reazione visibile. Eppure tutti sentiamo che è una presenza speciale.

Mi chiedo perché lui usi ancora una voce robotica invece di qualcosa di più umano, magari più simile alla sua voce di un tempo. Siamo nel 2016, possibile che nessuno gli abbia offerto questa opzione. O forse lui preferisce così.

Il suo ultimo lavoro si intitola Soft Hair on Black Holes, letteralmente Peli morbidi sui buchi neri. Un titolo che solo uno come lui potrebbe osare visto l’allusione praticamente pornografica che mette subito in luce la forte carica ironica del personaggio. A parte tutto è stato un piacere ricevere una piccola lezione di fisica e di termodinamica da una leggenda vivente.

Interessante anche il breve question time concesso alla fine. Naturalmente le domande erano state selezionate in precedenza via Twitter, ma i presenti hanno avuto il microfono a disposizione per poterle riproporre dal vivo. Tra le altre gli è stato chiesto se un giorno l’intelligenza artificiale dominerà il mondo. Recentemente Hawking si è espresso in termini preoccupati sulla questione. In questa occasione ha risposto che in effetti l’intelligenza umana ha avuto bisogno di miliardi di anni per divenire quello che è, mentre la capacità di calcolo dei computer raddoppia ogni 18 mesi circa (non più in realtà ndr.), quindi prima o poi ci sarà un momento in cui qualcosa di simile potrebbe succedere. Solo questione di tempo, e per quel tempo sarà bene essere in buoni rapporti con le macchine.

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