Nel 2010 Zooko tira fuori la sua congettura detta Zooko triangle che in pratica afferma che uno spazio di nomi (namespace) non può essere contemporaneamente “mnemonico”, globale e decentralizzato. Per capirci, supponiamo di voler chiamare il nostro sito pera.com: questo sarebbe sicuramente mnemonico (la parola pera è di senso compiuto) , sarebbe sì globale, ma sarebbe assegnato da un’autorità l’ICANN, e di conseguenza non decentralizzato. Altro esempio, supponiamo di chiamare il nostro cane 674e9543-033d-428d-bf7d-75d5eaa19ea5. Non è un bel nome, ma essendo il risultato di un algoritmo detto uuid è probabilmente unico e quindi globale. Non esisterà un altro cane al mondo con lo stesso nome anche se tutti i padroni di cani usassero lo stesso algoritmo uuid. Inoltre è decentralizzato, nessuna autorità me lo assegna ma lo assegno io in modo autonomo. Tuttavia, non sarebbe mnemonico. Questi sono solo esempi, perché il triangolo di Zooko è solo una specie di congettura, non è una dimostrazione matematica. Il ‘povero’ Aaron Swartz (brutta storia) pensò di confutare questa congettura e da qui nacque il progetto Namecoin. Namecoin è in grado di associare una chiave ad un valore (ad esempio un numero IP ad un nome di dominio) usando una block chain come quella di Bitcoin e quindi decentralizzata. Infatti i domini .bit sono gestiti attraverso questo meccanismo e guardacaso pera.bit è un nome allo stesso tempo globale, mnemonico e gestito in modo decentralizzato.
Non aspettiamoci però che un indirizzo .bit sia visualizzato dal vostro browser. Per ottenere questo bisogna affidarsi a qualche trucco tecnico [link]. Le proprietà di un sistema DNS come Namecoin sono analoghe a quelle della moneta Bitcoin. Nessuna autorità esterna potrebbe oscurare o manomettere la risoluzione del nome pera.bit verso un server diverso da quello del legittimo proprietario. E qui entra in gioco l’anarcoidicità (parola che mi sono inventato) del concetto.
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